Le imprese attive nel mondo digitale sono sempre di più e proprio per questo motivo si è iniziato a pensare alla possibilità di pagare le tasse in Bitcoin o con altre criptovalute legali utilizzate in Italia. Ne è un esempio la città elvetica di Chiasso, al confine con l’Italia, dove è stata introdotta appunto la possibilità di pagare le tasse in bitcoin.

A differenza di quanto si potesse pensare, però, le cose non sono andate nel verso giusto e alla fine dei conti solo un contribuente ha deciso di versare in bitcoin, pagando lo scorso febbraio 250 franchi, ovvero circa 216 euro. Dal principio si è pensato che questo versamento fosse il primo di una lunga serie, ma in realtà non è andata così. Come funziona il rapporto tra erario e monete digitali utilizzate in Italia?

Marketing territoriale e volatilità delle quotazioni

Come dichiarato al Corriere del Ticino dal sindaco di Chiasso, Bruno Arrigoni, in merito ai pagamenti fiscali in bitcoin “me ne aspettavo qualcuno in più, ma l’obiettivo di fare marketing territoriale è stato raggiunto”. E in effetti è stato proprio così. Se è pur vero che ad utilizzare questa nuova modalità di pagamento è stato solamente un contribuente, dall’altro canto questa iniziativa ha contribuito a far parlare di Chiasso. Il fatto che lo scorso fosse la seconda città in Svizzera dopo il polo di Zug, ad offrire la possibilità di pagare le imposte in bitcoin, infatti, aveva suscitato grande interesse.

Allo stesso tempo è bene sottolineare che è possibile pagare in bitcoin solo imposte comunali con un importo massimo pari a 250 franchi e questo aspetto, molto probabilmente, è stato incisivo nella scelta dei cittadini elvetici di non sfruttare questa opportunità. Un altro elemento da non trascurare è la volatilità estrema delle quotazioni del bitcoin e delle criptovalute che è stata determinante nel raffreddare gli entusiasmi iniziali.

La crescita del settore digitale

Il sindaco Bruno Arrigoni ha inoltre sottolineato come le maggiori imprese del settore digitali presenti a Chiasso contribuiscano a portare nelle casse del Comune tra 1 e 1,5 milioni di franchi, ovvero entrate comprese tra 866 mila e 1,3 milioni da euro. A queste cifre, già di per sé importanti, si vanno ad aggiungere le imposte alla fonte degli impiegate. Viste queste premesse ,quindi, è facile capire come questo settore sia davvero importante per l’economia locale e si presenti come una possibilità concreta da tenere in considerazione.

Se da un lato, però, la crescita e lo sviluppo di imprese tecnologiche sembra già una realtà concreta e fattibile, dall’altro ci vorrà ancora del tempo per far pagare le imposte con bitcoin. In ogni caso non si può negare che l’iniziativa di Chiasso sia una buona base su cui riflettere e da cui prendere spunto. Offrendo la possibilità di pagare le tasse in bitcoin, infatti, si dimostra come l’utilizzo delle criptovalute non sia da rilegare al mondo digitale in sé, ma possa davvero essere inglobata nell’economia generale e utilizzata come “moneta” di scambio. A questo punto non resta che attendere gli ulteriori sviluppi e vedere se e quando potremo tutti pagare le tasse in Bitcoin. Nel frattempo il primo passo è stato fatto, mostrando l’alto potenziale del mondo digitale.

Di Grey